Il traffico di migranti, più correttamente favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, è un reato che implica il procurare, a fini di lucro, l'ingresso irregolare di una persona in uno Stato di cui non è cittadina o residente permanente. Tale definizione è data dall'art. 3 del Protocollo sul traffico di migranti adottato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 15 novembre 2000.
Secondo la Commissione europea, il fatturato annuo complessivo che le organizzazioni criminali ricavano dal traffico di migranti si aggira attorno "svariati miliardi di euro"1.
Differenza tra traffico di migranti e tratta di persone
La distinzione tra “traffico” e “tratta” si è imposta nel diritto internazionale e in quello nazionale dove è andata costruendosi una differenziazione tra i termini smuggling (letteralmente contrabbando), in riferimento al traffico di migranti, e trafficking (letteralmente traffico), in riferimento alla tratta di esseri umani. La distinzione si presenta nella Convenzione che istituisce un ufficio europeo di polizia, firmata a Bruxelles il 26 luglio 1995 (Convenzione Europol), quando al para. 2 dell'art. 2 si parla di traffico illegale di immigrazione (illegal immigrant smuggling) e di tratta degli esseri umani (trade in human beings), che trovano definizione nell'Allegato di cui all'articolo 2, venendo riportate rispettivamente come illegal immigrant smuggling e traffic in human beings.
La differenza tra il traffico di migranti e la tratta di esseri umani può essere sintetizzata come segue:
- Nel traffico di migranti (smuggling), tra il migrante e il trafficante si instaura un rapporto di tipo commerciale, che vede il migrante richiedere al trafficante un servizio: il trasporto in un altro Paese, inteso sia come direzione/rotta ottimale da percorrere, sia come utilizzo di mezzi mobili per percorrerla (imbarcazioni, velivoli, ecc.).
- Nella tratta degli esseri umani (trafficking), la persona vittima di tratta è puramente una merce ed è soggetta a uno stato di schiavitù. La persona è in toto privata della sua libertà, e può essere venduta o comprata, impiegata nella prostituzione, nei lavori forzati, ecc.
Spesso gli episodi di traffico di migranti si tramutano in casi di tratta: il migrante, inizialmente richiedente un servizio, contro la sua volontà diventa oggetto di condotte di sfruttamento. Sono noti i casi registrati nel nord della Libia, in cui i migranti diventano vittime di detenzioni coatte e/o vengono venduti in vere e proprie aste.
Si deve precisare che la normativa internazionale non criminalizza in alcun modo né la vittima di traffico di migranti né la vittima di tratta di persone. Il Protocollo contro il traffico di migranti (v. infra) afferma infatti che gli Stati non possono criminalizzare una persona per essere stata contrabbandata.
La normativa sul reato di traffico di migranti
Il reato di traffico di migranti (favoreggiamento dell'immigrazione clandestina) è previsto dall'ordinamento italiano, all'art. 12 del T.U. 286/1998, modificato dalla legge 189/2002 (legge Bossi-Fini) che ha introdotto alcune aggravanti, quali lo scopo di lucro o l'impiego di trattamenti inumani e degradanti. L'art. 12 comma 2 T.U. 286/1998 prevede la c.d. scriminante umanitaria, cioè stabilisce che non costituiscono reato le attività di soccorso nei confronti degli immigrati in condizioni di bisogno.
In ambito europeo il riferimento al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina si ha nella direttiva 2002/90/CE del Consiglio UE, dove al para 1. dell'art. 1 si dichiara che “Ciascuno Stato membro adotta sanzioni appropriate: a) nei confronti di chiunque intenzionalmente aiuti una persona che non sia cittadino di uno Stato membro ad entrare o a transitare nel territorio di uno Stato membro [...]” e “b) nei confronti di chiunque intenzionalmente aiuti, a scopo di lucro, una persona che non sia cittadino di uno Stato membro a soggiornare nel territorio di uno Stato membro [...]”.
Nel quadro internazionale la voce maggiore è rappresentata dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale (altrimenti Convenzione di Palermo), e dal Protocollo contro il traffico di migranti via terra, mare e aria.
L'Europa, la lotta al traffico di migranti, le controversie
La lotta al traffico di migranti effettuata dall'UE ha condotto gli Stati membri a intraprendere alcune politiche restrittive non sempre dagli esiti favorevoli, soprattutto se considerate in relazione al rispetto dei diritti umani.
Gli effetti negativi in questo senso si palesano, ad esempio, nelle politiche inerenti il soccorso di persone in pericolo in mare, attività che ha visto atteggiamenti negazionisti da parte delle autorità competenti, le quali spesso non intervengono o rifiutano di assegnare un porto sicuro a quelle imbarcazioni che hanno appena effettuato un salvataggio.
Oltre che al controllo dei confini, nella lotta al traffico di migranti l'UE si è incentrata sulla messa a diposizioni di fondi monetari da distribuire a paesi partner africani. Scopo dei finanziamenti è quello di aiutare i governi africani a far fronte alle cause della migrazione.
In materia di gestione dei fondi e di programmi da attuare, i delegati dei governi africani hanno solo potere
consultivo, e fungono quindi da attori passivi delle decisioni europee. Oltre a ciò si aggiunge il fatto che molti tra i paesi finanziati sono sotto la guida di governi discutibili (Libia, Sudan, ecc.).
La criminalizzazione dell'attività SAR
Con l'intento dichiarato di diminuire l'afflusso di migranti in Europa e di combattere il traffico di migranti, l'UE e i suoi Stati membri hanno condotto una politica di criminalizzazione della attività di salvataggio e recupero (SAR) delle persone in pericolo in mare, che si è tradotta nel diniego delle autorità competenti alla richiesta di soccorso di imbarcazioni alla deriva.
Tale tendenza si pone in forte contrasto con quanto stabilito dalla giurisprudenza internazionale, la quale riconosce "a chiunque sia trovato in pericolo in mare" il diritto di essere soccorso (art. 98 para. 1, Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare).
[Per una analisi completa della criminalizzazione dell'attività SAR: La criminalizzazione del soccorso in mare (SAR)]
La criminalizzazione della attività SAR si è in questi ultimi anni indirizzata verso quelle ONG impegnate nel recupero dei naufraghi nel Mediterraneo, le quali sono state accusate a più riprese di favorire il traffico di migranti e/o di collaborare con i trafficanti.
Il Fondo fiduciario di emergenza dell'UE per l'Africa
Nel novembre 2015 l'UE ha istituito il Fondo fiduciario di emergenza
dell'UE per l'Africa(EUTF), con lo scopo di combattere l'instabilità
interna dei paesi africani, lo sfollamento forzato e, quindi, la
migrazione irregolare.
Le aree maggiormente interessate dal Fondo fiduciario sono il Sahel, il Lago Chad, il corno d'Africa e, l'Africa del nord. Per quest'ultima area, il maggior beneficiario dei fondi europei rimane la Libia, con 455 milioni di euro stanziati dall'EUTF in programmi di assistenza e gestione delle frontiere.
Un tale dispiegamento di fondi a favore di un paese afflitto da instabilità socio-politica endemica – perdipiù considerato dall'ONU quale paese non sicuro in riferimento alla tutela dei diritti umani – accompagnato da uno scarso o nullo controllo di come vengano effettivamente gestiti questi fondi, getta forti dubbi sulla efficienza delle politiche EUTF al traffico di migranti.
Le rotte
Con rotta migratoria si intende il percorso geografico lungo il quale si muovono i migranti, generalmente attraverso più paesi. I meccanismi che consentono alle rotte di rimanere costanti o meno nel tempo sono molteplici ma tutti ricollegabili a un basso livello di controllo statale, generalmente riscontrabile in quelle aree coinvolte in conflitti armati o colpite da profonde crisi economiche.
Da ciò si deduce che a un incremento del controllo statale in una determinata area, il flusso migratorio risponde modificando il proprio percorso e ridisegnando una nuova rotta. Nel Toolkit 2010 dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il controlllo della droga e della prevenzione del crimine (UNODC) si rivela che "le leggi restrittive in materia di immigrazione, l'inasprimento delle politiche di asilo e le misure rafforzate di controllo delle frontiere non necessariamente comportano una riduzione della migrazione irregolare"2.
[Per altre definizioni inerenti il lessico delle migrazioni: Migrante, emigrato, immigrato. Significato e differenze]
Africa
Nel continente africano i conflitti armati e l'instabilità cronica statale, nonché il cambiamento climatico e la desertificazione che esacerba crisi alimentari e povertà, rappresentano i maggiori fattori di spinta (push factor) dei flussi migratori. Va detto che solo una piccola parte di questi flussi tenta di raggiungere l'Europa. Circa il 90% dei migranti africani, infatti, rimane all'interno del continente di origine.
Rotte migratorie in Africa e traffico di migranti |
Va ricordato che soprattutto in quest'area sono attivi diversi gruppi terroristici e che, benché la presenza di forze armate estere sia continua, il controllo statale dei paesi del Sahel rimane nell'area nullo o frammentario, incapace di intervenire adeguatamente sulla gestione dei flussi migratori e sul rispetto dei diritti umani. Carenze che assumono carattere allarmante in un continente dove il numero dei migranti è raddoppiato in meno di una decade, crescendo – tra il 2008 e il 2017 – di una media annuale del 7,5%3.
Niger
Il Niger è il nodo principale in cui convergono diverse rotte migratorie che poi procedono in direzione della Libia e dell'Algeria. Fungendo da ponte che unisce l'Africa meridionale a quella settentrionale, è diventato paese strategico dell'UE per la lotta al traffico di migranti.
Rotte migratorie in Niger e traffico di migranti |
Il grande afflusso di migranti dentro e fuori il paese ha comportato il dispiegamento di truppe francesi e statunitensi, nonché italiane, queste ultime allocate nella città di Madama, ultimo avamposto nigerino prima della Libia.
Sempre con l'intento di fermare la rotta verso la Libia, l'UE ha spinto il governo nigerino a istituire la legge 2015/36, che criminalizza il traffico di migranti. Tuttavia la legge ha avuto effetti negativi, andando a colpire le persone coinvolte in questo tipo di commercio informale senza dar loro alcuna alternativa. Il risultato è stato quindi l'incremento della povertà locale e l'uso da parte dei migranti di rotte e servizi più pericolosi.
Libia
In Libia convogliano gran parte dei flussi migratori africani diretti verso l'Europa. Rimasto privo di un governo nazionale unitario almeno fino a febbraio 20214, il paese è di fatto in mano a milizie armate e organizzazioni criminali che fanno del traffico di migranti e della tratta degli esseri umani, fonte principale di sostentamento.
Rotte migratorie in Libia e traffico di migranti |
Il paese è oggi al centro di un intricato gioco politico tra diversi paesi esteri, in primis Russia, Turchia, Stati Uniti e Francia. In materia di gestione dei flussi migratori, l'Italia – il cui peso politico all'interno della regione è andato diminuendo negli anni – ha stipulato una cooperazione con il governo di Tripoli, dando alla c.d. Guardia costiera libica5 il compito di bloccare i migranti in mare.
La collaborazione Italia-Libia, nata con l'intento di fermare l'afflusso di migranti verso il Mediterraneo centrale, ha portato alla creazione e alla crescita di centri di detenzione nel territorio libico, dove sono numerosi i casi registrati di maltrattamenti, torture e abusi sessuali.
NOTE:
[1] Commissione europea, Migrant Smuggling in https://home-affairs.ec.europa.eu/policies/migration-and-asylum/irregular-migration-and-return/migrant-smuggling_en
[2] UNODC, Toolkit to Combat Smuggling of Migrants, pag. 25, 2010.
[3] African Union, Report on labour migration statistics in Africa, second edition (2017), 2020.
[4] Dal 5 febbraio 2021 la Libia è guidata dal governo transitorio del premier Dabaiba. Il compito del nuovo governo nazionale è quello di accompagnare il paese alle elezioni del 24 dicembre 2021.
[5] La c.d. Guardia costiera libica è nei fatti una organizzazione parastatale gestita da gruppi criminali (v. il caso Bija).
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