CONTATTO MASTODON

L'aborto dal punto di vista scientifico

di |
L'interruzione volontaria della gravidanza secondo la scienza. Senza se. Senza ma.
Facebook WhatsApp

Aggiornato:

Pubblicato: 07/02/22

Indice

1. Si può abortire? Cosa dice la scienza
2. Il primo battito cardiaco
3. Il feto prova dolore?
4. Quando si sviluppa la coscienza?

1. Si può abortire? Cosa dice la scienza

   Esistono studi che palesano l'urgenza a facilitare l'accesso all'interruzione della gravidanza. Una ricerca condotta nel 2011 rivela come l'aborto non sicuro sia responsabile della morte di una donna su 8 a livello mondiale (si veda New Estimates and trends regarding unsafe abortion mortality - https://obgyn.onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1016/j.ijgo.2011.05.027). 

   Con dati più recenti, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che ogni anno siano tra 4.7–13.2% le donne che muoiono a causa di aborto non sicuro (https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/abortion). 

   Se non esistono – o quasi – limiti scientifici alla interruzione volontaria della gravidanza, la società discute dei limiti morali. La questione etica in campo scientifico è più sottile riguardo a quello religioso. Se per religioni come il cattolicesimo l'aborto non è attuabile in quanto il feto viene ritenuto possessore di un'anima fin dal concepimento, la scienza si concentra su tutt'altre questioni.

   I moderni sforzi scientifici hanno cercato di capire in quale momento della gestazione si possa praticare l'aborto rispettando comunque alti standard etici. Come detto, tali standard sono tuttavia soggetti all'influenza culturale, sociale e politica, e – non di rado – le scoperte scientifiche sono state oggetto di male-interpretazione o strumentalizzazione.  

   Ad esempio, vari governi repubblicani degli Stati Uniti hanno tentato di far passare leggi per limitare a 6 settimane l'accesso alle pratiche abortive, sulla motivazione di presunte basi scientifiche inerenti il primo battito cardiaco.

   La comparsa del primo battito cardiaco non è tuttavia l'unico fattore che concorre nel delineare i confini etici dell'interruzione della gravidanza. Le ricerche scientifiche degli ultimi decenni si sono concentrate in particolar modo sulla percezione fetale del dolore e sulle prime risposte cerebrali del feto, queste ultime interpretate come anticamera di una c.d. coscienza.

2. Il primo battito cardiaco

   Nel 2021 i legislatori del Texas e di altri nove Stati degli Stati Uniti hanno approvato leggi che vietano gli aborti quando è possibile rilevare un battito cardiaco fetale, a circa sei settimane di gravidanza. Le leggi sono state poi bloccate dall'intervento della Corte federale, essendo in palese contrasto con la legge federale degli Stati Uniti. Lo Stato del Texas tuttavia continua – di fatto – a mantenere in vigore tale limitazione.

   Il presunto battito cardiaco a sei settimane è in realtà uno sfarfallio riscontrabile durante un'ecografia – collocato nell'area dove andrà a formarsi il futuro cuore – e visionabile mediante l'utilizzo di ultrasuoni. In questo stadio dello sviluppo non è neppure ancora possibile parlare di feto, essendo quest'ultimo ancora in fase embrionale. Tutte le strutture primarie che compongono l'organo cardiaco si sviluppano completamente dopo circa nove settimane di gravidanza. Il battito cardiaco diventa udibile solo a circa 10 settimane (https://www.factcheck.org/2019/07/when-are-heartbeats-audible-during-pregnancy/).

   Tralasciando il momento in cui è riscontrabile un reale primo battito cardiaco, vale la pena fare una considerazione. Vietare l'interruzione della gravidanza prima che si presenti il battito cardiaco sembra una scelta di ispirazione ancestrale, essendo la cultura antica impregnata di ipotesi che vedevano nel cuore il contenitore dell'anima (si pensi alla psicostasia presso gli antichi egizi, ma gli esempi si sprecano). Non esistono motivi scientifici, né tanto meno etici, per ritenere che non si debba interrompere la gravidanza quando si presenta il primo battito cardiaco.

3. Il feto prova dolore?

   La scienza non da una risposta univoca sulla capacità del feto di provare dolore, e il tema resta ampiamente dibattuto. Nel 2016 lo Stato dello Utah approvò una controversa legge che richiedeva ai medici di somministrare l'anestesia a un feto prima di eseguire un aborto che si verificava a 20 settimane di gestazione o più tardi. Si trattava di aumentare i rischi per la salute delle donne sulla base di presupposti ritenuti non realistici, ovvero la presunta capacità del feto di percepire stimoli dolorosi. Diversi studi hanno infatti dimostrato che i percorsi neurali che rendono possibile l'elaborazione del dolore da parte del feto non si sviluppano completamente se non a partire dal sesto mese di gravidanza (vedere quanto dichiara la American College of Obstetricians and Gynecologists < https://www.acog.org/advocacy/facts-are-important/gestational-development-capacity-for-pain).

   Già nel 2005 era stato pubblicato sulla rivista Jama (Fetal Pain - A Systematic Multidisciplinary Review of the Evidence < https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/16118385/) un documento che riassumeva tutte le scoperte scientifiche sul sistema nervoso fetale, confermando che il feto non potesse percepire dolore se non a 24 settimane dal concepimento. Nel documento i ricercatori avevano delineato i punti chiave nello sviluppo fetale necessari affinché un feto percepisca dolore. Dalle 7 e alle 15 settimane di gravidanza affinché nel feto si sviluppino quei recettori cutanei che rilevano una lesione. Dalle 19 settimane per sviluppare i neuroni che trasmettono il segnale di dolore dal midollo spinale al cervello. Dalle 23 alle 24 settimane di gestazione affinché i neuroni che si estendono dal midollo spinale al cervello raggiungano l'area del cervello in cui si elabora il dolore, ovvero la corteccia cerebrale.

   Tuttavia alcuni studi più recenti anticipano queste date, mettendo in dubbio l'indispensabilità della corteccia cerebrale nel processo di elaborazione e percezione del dolore. In Reconsidering Fetal Pain pubblicato nel 2020 su Journal of Medical Ethics (https://jme.bmj.com/content/46/1/3) gli autori auspicano che analgesia fetale e anestesia diventino procedure standard per gli aborti effettuati nel secondo trimestre, cioè dopo le 18 settimane di gestazione. In Fetal Pain in the First Trimester, pubblicato nel 2021 da Sage Journals (https://journals.sagepub.com/doi/full/10.1177/00243639211059245), si segnala che le attuali evidenze neuroscientifiche indicano la possibilità di percezione del dolore fetale durante il primo trimestre (cioè nelle prime 14 settimane di gestazione).

   Sono tuttavia diverse le organizzazioni che ritengono queste scoperte prive di valore scientifico. L'American College of Obstetricians and Gynecologists continua a reputare valida l'ipotesi che nella percezione del dolore sia fondamentale la corteccia cerebrale. A questa si aggiunge il Guttmacher Institute, un'organizzazione senza scopo di lucro per la ricerca e la difesa della salute sessuale e riproduttiva.

4. Quando si sviluppa la coscienza?

   No, il feto non ha una coscienza; giusto per andare dritti al punto. Ciò che in linea generale intendiamo per coscienza – dalla consapevolezza di esistere alla consapevolezza che esiste altro oltre al proprio sé – non si presenta appieno se non attorno al secondo anno di vita. Questo fa sì che per un feto è impossibile comprendere il proprio status esistenziale.

   Si può invece discutere dello stadio primordiale in cui inizia il lungo evolversi di questa coscienza, cioè quando diviene possibile registrare le prime risposte cerebrali da parte del feto. Proprio questo stadio è stato analizzato in Magnetoencephalographic signatures of conscious processing before birth pubblicato nel 2021 su Developmental Cognitive Neuroscience - Journal (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8163957/).

   Gli autori dell'articolo segnalano che, stimolando la corteccia uditiva mediante l'utilizzo di toni, si siano registrate grezze capacità mnemoniche del feto già nel corso del terzo trimestre di gestazione. Tuttavia i risultati scientifici evidenziano che solo a partire dall'ottavo mese di gestazione (35 settimane) si ha la certezza che il feto è effettivamente in grado di elaborare gli stimoli che lo raggiungono dall'esterno dell'utero.


Fonti non citate:

New York Times, Utah to Require Anesthesia in Some Abortions
https://www.nytimes.com/2016/03/29/us/utah-to-require-anesthesia-in-some-abortions.html

livescience.com, Do Fetuses Feel Pain? What the Science Says
https://www.livescience.com/54774-fetal-pain-anesthesia.html

livescience.com, Is a 'fetal heartbeat' really a heartbeat at 6 weeks?:
https://www.livescience.com/65501-fetal-heartbeat-at-6-weeks-explained.html

National Public Radio, The Texas Abortion Ban Hinges On 'Fetal Heartbeat.' Doctors Call That Misleading:

Guttmacher Institute, State Bans on Abortion Throughout Pregnancy:
https://www.guttmacher.org/state-policy/explore/state-policies-later-abortions


  • Bioetica
  • L'aborto dal punto di vista scientifico

    Link del post: