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Social, mass media e politica nella crisi ucraina

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Mass media, politica e social network nella narrazione della crisi ucraina: la prima guerra in diretta dove non si vede un solo soldato sparare.
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Pubblicato: 04/03/22

Se la classe politica dei paesi Nato e i social network avevano già avviato una vera e propria cooperazione a discapito della Russia a partire dal conflitto in Georgia del 2008 ed evolutasi durante e dopo i fatti della Crimea nel 2014, la crisi ucraina li ha visti lavorare in una simultaneità senza precedenti: mentre Ursula von der Leyen (27 febbraio) dichiara che gli organi di stampa Russia Today e Sputnik non saranno più in grado di “diffondere le loro bugie”1, Twitter (28 febbraio) marchia con una notifica (“stay informed”) quei tweet provenienti dai media sostenuti dallo Stato russo, limitandone inoltre la portata2. Solo pochi giorni prima (25 febbraio) il senatore statunitense e capo del Senate Select Committee on Intelligence Mark Warner esortava diverse aziende tecnologiche, tra cui Alphabet, Twitter, Meta e TikTok, a combattere la propaganda russa, limitandone i contenuti sulle loro piattaforme3. Per tutta risposta, anche Meta (1 marzo) limita a Russia Today e Sputnik l'accesso a Facebook, dichiarando che stessa cosa sarà fatta per Instagram4.

   Ma oltre all'interazione tra mondo politico e social network, la crisi in Ucraina ha consolidato la relazione tra le piattaforme social e i mass media che li vede dividersi diligentemente le mansioni. Con i social network che sono diventati gli unici produttori di contenuti video-documentali del conflitto, ai media tradizionali non spetta che assolvere il loro oramai unico compito: selezionare le notizie considerate reali da un mare di notizie considerate false e, quindi, attribuire o meno veridicità alla narrazione dei social5.

   Nella crisi ucraina i media tradizionali fanno infatti mancare gli inviati sul fronte, privando gli spettatori delle testimonianze video degli scontri, i quali comunque trovano appagamento rivolgendosi ai social e alle loro caratterizzanti narrazioni amatoriali, più rapide e concise, ma mai contestualizzate.

   Almeno per quanto riguarda la produzione di contenuti, quindi, – in un tacito accordo con gli spettatori – i mass media cedono formalmente il passo ai social network, verso i quali doversi dirigere per seguire una presunta diretta della crisi in Ucraina: dai video TikTok sulle colonne dei carri armati russi che tagliano in due il paese, a quelli dove gli assediati preparano le molotov. Molotov e carri armati, forse i simboli più utilizzati nella rappresentazione di questo conflitto. Molotov contro carri armati, come la fionda contro il gigante, a favore di una narrativa sempre suggestiva che vede Davide contro Golia.

   Se i mass media tradizionali si occupano dell'aspetto narrativo e tecnico delle notizie, ai social network spetta di fornire la spettacolarizzazione e visione del conflitto: filmati virali come quello dell'isola dei serpenti o del contadino che trascina un carro armato con il suo trattore, diventano la fonte principale su cui i media tradizionali possono impostare una narrativa. All'inviato di guerra, che letteralmente non esiste più ma che è stato motore della stampa internazionale per tutto il XX secolo, subentra il comune cittadino che riprende e si riprende nel suo quotidiano, durante attese lunghissime, quarantene, coprifuochi trascorsi nelle stazioni della metro, mentre fa vedere al resto del mondo il suo personale tentativo di tenersi il più lontano possibile dal vivo degli scontri. È banale dire che, per loro stessa natura, queste testimonianze escludono la narrativa dei fatti che si svolgono al fronte. 

   Le telecamere non riprendono più le viscere della guerra, né penetrano il conflitto così come eravamo stati abituati con una tradizione nata dalla guerra del Vietnam e proseguita fino ai conflitti in medio oriente, in Afghanistan e in Iraq. Se ieri l'inquadratura era tutta per l'eroe/soldato che spara da dietro un veicolo in fiamme o si erge tra le raffiche a cercare la mira con il bazooka, oggi mass media e social network ci tengono distanti dagli scontri, mostrandoci il conflitto sempre e solo un momento dopo dal conflitto stesso, attraverso edifici colpiti e antenne fatte a pezzi da missili aria-aria. Per rappresentare il conflitto in Ucraina si sceglie, invece, un tema che ci è più familiare e verso il quale abbiamo imparato a essere più recettivi: la crisi umanitaria, e umana, dei migranti. Le code chilometriche delle auto che tentano di allontanarsi dagli scontri, così come i bus carichi di profughi che vengono accolti da un paese terzo, sono tra le poche immagini scelte dai mass media  per dare corpo a una nuova rappresentazione della guerra, quella dove a mancare non è più la esperienza del comune cittadino che deve confrontarsi con sacrifici e orrori terribili, ma è la guerra stessa. Un racconto di guerra senza mostrare la guerra, quindi, se non attraverso il dolore della persona comune che diventa protagonista indiscutibile del racconto, e nella quale ognuno di noi può facilmente immedesimarsi.

   Va così a crearsi una narrazione della guerra che vede il cittadino ucraino vincitore del conflitto a prescindere, e a dispetto dei risvolti militari che sono sempre tenuti in secondo piano. L'Ucraina e i suoi paesi amici si percepiscono, come nelle parole del presidente Zelensky, dal lato giusto della storia6, e questo rende l'UE e i membri Nato eticamente giustificati a inviare nel paese ogni tipologia di armamento, tralasciando qualsiasi conseguenza possibile come, ad esempio, la possibilità che a conflitto terminato, con il controllo statale ucraino a brandelli, sarà difficile che questi stessi non finiscano per rifornire il mercato nero delle armi nell'Europa orientale, fino ad armare i tanto famigerati gruppi terroristici, epicentro della politica internazionale degli ultimi vent'anni.


Fonti:

1 Commissione Europea, Statement by President von der Leyen on further measures to respond to the Russian invasion of Ukraine, 27 febbraio 2022
https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/statement_22_1441

2 Forbes, Twitter Will Label Tweets Linking To Russian State-Backed Media Like RT And Sputnik, 28 febbraio 2022
https://www.forbes.com/sites/zacharysmith/2022/02/28/twitter-will-label-tweets-linking-to-russian-state-backed-media-like-rt-and-sputnik/?sh=3f0b67c17d88


4 Meta, Meta’s Ongoing Efforts Regarding Russia’s Invasion of Ukraine, 26 febbraio 2022
https://about.fb.com/news/2022/02/metas-ongoing-efforts-regarding-russias-invasion-of-ukraine/

5 Si veda come esempio:
BBC, Ukraine invasion: Misleading claims continue to go viral, 1 marzo 2022
https://www.bbc.com/news/60554910

6 Rai News, L'Onu condanna l'aggressione della Russia: chiesto cessate il fuoco immediato e ritiro dei militari, 2 marzo 2022
https://www.rainews.it/articoli/2022/03/ucraina-onu-condanna-laggressione-della-russia-chiesto-cessate-il-fuoco-immediato-e-ritiro-dei-militari-1686b937-06b9-4781-bc5c-631835d87f89.html


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