Indice: 1. Razza, una definizione; 1.1. Razza. Una questione mai definita; 1.2. Razza e istituzioni democratiche; 1.3. Il significato di “razza” negli Stati Uniti d’America; 2. Cos’è l’etnia. Una (forse impossibile) definizione; 2.1. “Etnia” come “razza”: il caso della Francia; 3. Riassunto e conclusioni.
Razza ed etnia non esistono, non per come vengono utilizzati nel linguaggio di tutti i giorni, secondo quel pensiero altamente discriminatorio che vorrebbe comunità e gruppi di persone delineati e incasellati secondo attributi e caratteristiche, negativi o positivi che siano. Esattamente come non esiste l’ora esatta in cui il medioevo è diventato età moderna, non esiste un preciso confine che divide una “etnia” dall’altra, una “razza” dall’altra, un “popolo” da un altro. Inoltre, nessuna definizione di questi termini può dirsi universalmente accettata dal punto di vista antropologico-scientifico, né tantomeno trova applicabilità sul piano normativo, restio nell’attribuire una definizione di “razza” o “etnia”.
I termini razza ed etnia sono talmente complessi e tecnici, al pari di termini come “epistemologia” in filosofia o “neuroplasticità” in neuroscienze, che non dovrebbe risultare necessario usarli nelle conversazioni quotidiane. Sono certo che siano poche le persone che riescono a ricordare l'ultima volta che hanno avvertito la necessità di utilizzare “neuroplasticità”. Data la complessità intrinseca delle parole razza ed etnia, dovrebbe essere raro incontrare occasioni che giustifichino il loro impiego. Se invece appaiono con frequenza nel linguaggio quotidiano, è perché l’uso che se ne fa è – quasi certamente – improprio.
Al di là dell'utilizzo discriminatorio e distorto spesso adottato nei dibattiti politici, pubblici, sui social e nelle narrazioni giornalistiche, i termini razza ed etnia richiamano in realtà aspetti più complessi, sfumati e astratti della dimensione sociale e culturale. Pertanto, è importante comprendere come questi termini riflettano tali complessità.
Nel testo che segue si tenterà di dare una definizione del termine razza, carico del percorso storico e politico europeo. Si vedrà anche, brevemente, come lo stesso termine trovi spazio di utilizzo negli Stati Uniti d’America. Si passerà quindi al termine di etnia, proponendo un paio di definizioni date a livello normativo e negli studi antropologici.
Si avvisa che tutte le traduzioni presenti sono a cura dell’autore. Dove è stato possibile, in nota si è riportata la versioni originale in lingua inglese del testo citato.
Razza, una definizione
Nella zootecnica, una razza [breed, in inglese] è un gruppo di animali della stessa specie con caratteristiche distintive e selezionate artificialmente attraverso la riproduzione controllata. Sebbene sia opinione diffusa che le razze animali siano biologicamente distinte, la definizione e la categorizzazione delle stesse potrebbero essere influenzate da convenzioni sociali e culturali, piuttosto che da criteri puramente biologici1.
In riferimento alla società umana, invece, con “razza” [race, in inglese] si intende una tipologia di catalogazione di gruppi o popolazioni basata su presunti attributi biologici o tratti fisici condivisi esclusivamente dai suoi appartenenti, e da cui deriverebbero tratti caratteriali tipici (pigrizia, efficienza, avidità, etc), che concorrerebbero a differenziare in maniera inconfutabile quello specifico gruppo da tutti gli altri. Come scrive The Law Society, “Questa categorizzazione affonda le sue radici nella supremazia bianca e negli sforzi per dimostrare la superiorità biologica e mantenere il dominio sugli altri”2.
Benché storicamente siano stati numerosi i tentativi di basare le teorie razziali su prove scientifiche, oggi è ampiamente riconosciuta l’idea che vede le razze semplici costrutti sociali. La Dichiarazione sulla razza e sui pregiudizi razziali (UNESCO, 1978) afferma all’art. 1 che “Tutti gli esseri umani appartengono ad un'unica specie e discendono da un ceppo comune. Nascono uguali in dignità e diritti e costituiscono tutti parte integrante dell'umanità”3.
Ernst Mayr, tra i più influenti biologi evoluzionisti del XX secolo, sosteneva che “Esiste ormai un’ampia letteratura sui fattori ambientali che possono influenzare la variazione geografica di una specie” e che, pertanto, “Quando confrontiamo una razza con un'altra, troviamo i geni che sono nel complesso specifici per determinate popolazioni”4. Se quindi Mayr ammetteva una variabilità genetica tra popolazioni umane dislocate su differenti aree geografiche, aggiungeva che “Tuttavia, la maggior parte delle caratteristiche genetiche sono quantitative e variabili”, cioè che quelle differenze genetiche tra le popolazioni, seppur esistenti, sono per lo più sfumature e variazioni graduali piuttosto che differenze nette e definite in grado di contraddistinguere un gruppo umano da un altro5.
Razza. Una questione mai definita
A riprova della infondatezza delle razze, va sottolineato che, storicamente, i fautori delle teorie razziali hanno avuto difficoltà a delineare quali attributi definissero una “razza” rispetto a un’altra. Anche se i nazisti, ad esempio, avevano formulato teorie razziali pseudoscientifiche che attribuivano tratti razziali specifici agli ebrei, nella pratica giuridica – cioè con le leggi di Norimberga – gli stessi nazisti non definivano gli ebrei basandosi su questi presunti tratti razziali6. Invece, la definizione di ebreo era basata esclusivamente sulla religione e sull'appartenenza alla comunità religiosa ebraica, determinata dal numero di nonni ebrei (secondo le leggi di Norimberga era ebreo chi aveva tre o quattro nonni ebrei. Un nonno era considerato ebreo se di religione ebraica)7. In altre parole, sebbene i nazisti considerassero gli ebrei come appartenenti a una razza distinta e inferiore poiché caratterizzata da presunti tratti distintivi di inferiorità, all’atto pratico, erano le caratteristiche religiose a determinare se una persona fosse considerata ebrea.
Alla fine della seconda guerra mondiale, le Nazioni Unite erano ben consapevoli delle ambiguità legate al concetto di “razza”, il quale poteva prestarsi a interpretazioni variabili. Questo è evidenziato dalla formulazione dell'art. 2 della Dichiarazione universale dei diritti umani (ONU, 1948), che fa riferimento sia alla “razza” sia al “colore” (inteso come colore della pelle), dove si afferma che “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso […]”. Tutto ciò avveniva sebbene la Sottocommissione per la prevenzione della discriminazione e la protezione delle minoranze – incaricata di esaminare gli articoli in materia di non-discriminazione e minoranze – avesse proposto di eliminare il termine “colore”, considerandolo già “implicito nel concetto di ‘razza’”8. Da ciò si evidenza come anche gli addetti ai lavori dell’epoca non concordassero su una visione comune di “razza”.
Si vuole fare comunque notare che nel contesto della Dichiarazione universale dei diritti umani, la distinzione tra “razza” e “colore” potrebbe riflettere o risentire delle norme discriminatorie in vigore in diversi paesi dell’epoca, tra cui Stati Uniti e Sudafrica. Questo diventa evidente considerando che nell'art. 16 della Dichiarazione, riguardante il diritto di sposarsi senza alcuna limitazione di “razza, cittadinanza o religione”, il termine “colore” sia stato omesso, a differenza del già citato art. 2. In molti stati degli Stati Uniti erano in vigore le cd. leggi anti-miscegenation, con le quali si vietavano i matrimoni “interrazziali” tra bianchi e neri (ma anche con nativi, asiatici, etc). Queste leggi furono abolite solo nel 1967, quando la Corte Suprema degli Stati Uniti le dichiarò incostituzionali con la storica sentenza Loving v. Virginia.
Razza e istituzioni democratiche
Il termine “razza” è ancora oggi presente nel linguaggio normativo e istituzionale, internazionale come europeo, sebbene spesso spogliato di riferimenti biologici e basato sull’autoidentificazione (v. infra, Il significato di “razza” negli Stati Uniti d’America).
La Dichiarazione universale dei diritti umani (1948), ad esempio, contiene due volte il termine “razza” (all’art. 2 e all’art. 16) e una volta il termine “razziale” (art. 26). La Carta europea dei diritti fondamentali (2000) contiene una volta la parola razza, in riferimento al principio di non-discriminazione (art. 21). Il Regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Unione europea (2016), contiene una volta il termine “razza” (para. 71, preambolo), una volta il termine “razze” (para. 51, preambolo), e quattro volte “razziale” (para. 51 e 75, preambolo; art. 9), sebbene venga spiegato che il riferimento alle razze all’interno dello stesso regolamento “non implica l'accettazione da parte dell'Unione di teorie che tentano di dimostrare l'esistenza di razze umane distinte” (para. 51, preambolo). Si pone sul medesimo piano la Direttiva 2000/43 del Consiglio d’Europa sulla parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica, quando al considerando numero 6 precisa che “L'Unione europea respinge le teorie che tentano di dimostrare l'esistenza di razze umane distinte. L'uso del termine «razza» nella presente direttiva non implica l'accettazione di siffatte teorie”9.
Anche la Costituzione italiana (1948) contiene la parola “razza”, lì dove viene affermato che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (art. 3). Similmente, nella Legge fondamentale tedesca (1949) appare una sola volta la parola “razza” (art. 3), sempre in relazione al principio di non-discriminazione. L'Istituto tedesco per i diritti umani ha più volte suggerito al legislatore tedesco di sostituire il termine “razza” con “discriminazione razzista”10. L'Istituto sostiene che questa modifica introdurrebbe un importante cambiamento di prospettiva: anziché legittimare l'idea che le razze esistano, si riconoscerebbe semplicemente l'esistenza del razzismo11.
Sempre in riferimento alla non-discriminazione, anche nella Costituzione francese (1958) il termine “razza” compare una volta (art. 1). Altre costituzioni, come la Costituzione danese (1953), utilizzano il termine “discendenza” (afstamning, all’art. 70 e 71), comunque paragonabile al concetto di razza, lignaggio familiare, origine etnica o culturale. Nella Costituzione polacca (1997), uno dei paesi più colpiti dagli orrori della seconda guerra mondiale, il termine “razziale” è presente nella forma "rasową”, lì dove vengono vietati i partiti politici che incitano all’odio razziale (art. 13). Nell’esprimere il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, la Costituzione polacca non fa alcun riferimento alla razza – quasi rifiutandone qualsiasi possibile teorizzazione –, affermando invece che “Nessuno può essere discriminato, per nessun motivo, nella vita politica, sociale o economica” (para. 2, art. 32).
Il significato di “razza” negli Stati Uniti d’America
In paesi come gli Stati Uniti d’America il termine “razza” trova ampio spazio nei dibattiti pubblici e nelle pratiche istituzionali, come risultato di un percorso storico e sociopolitico diverso da quello del continente europeo. Mentre in Europa era ancora vivido il ricordo dei regimi che avevano tentato di istituzionalizzare con teorie pseudoscientifiche le differenze razziali, negli Stati Uniti degli anni '60, il concetto di razza assumeva un ruolo cruciale come mezzo di autoidentificazione per le minoranze, in gran parte come risposta a secoli di oppressione e marginalizzazione12 e che adesso si univano proprio nella “razza” per chiedere il riconoscimento dei diritti civili. Oggi, sebbene il censimento negli Stati Uniti classifichi razza ed etnia come delineato dall'Office of Management and Budget (OMB), la raccolta dei dati sulla “razza/etnia” si basa sull’autoidentificazione13, consentendo agli individui di selezionare una o più razze/etnie che meglio rappresentano la loro identità14.
Come precisato dal Census Bureau degli Stati Uniti, in riferimento ai dati raccolti per il censimento, “Le categorie non sono un tentativo di definire la razza biologicamente, antropologicamente o geneticamente”15. In sostanza, i dati che se ne traggono aiutano a orientare la spesa e gli interventi pubblici, con il fine di promuovere le pari opportunità e correggere le ingiustizie storiche.
Cos’è l’etnia. Una (forse impossibile) definizione
Non esiste una definizione universalmente accettata del termine etnia, e nel corso degli anni ne sono state date diverse16.
Nelle raccomandazioni per i censimenti contenute nei Principles and Recommendations for Population and Housing Censuses delle Nazioni Unite, si afferma che la “etnia si basa su una visione condivisa della storia e delle origini territoriali (regionali e nazionali) di un gruppo etnico o di una comunità, così come su particolari caratteristiche culturali come la lingua e/o la religione. [...] L'etnia è multidimensionale ed è più un processo che un concetto statico, per cui la classificazione etnica dovrebbe essere trattata entro margini flessibili [with movable boundaries]”17.
La Legge svedese sulla discriminazione (Diskrimineringslagen 2008:567), definisce etnia come “l’origine nazionale o etnica, il colore della pelle o altra circostanza simile”18.
Il dizionario di Cambridge, nella versione Advanced Learner definisce etnia come “un grande gruppo di persone con una cultura, una lingua, una storia, un insieme di tradizioni condivise, ecc., o il fatto di appartenere a uno di questi gruppi”19. Nella versione Academic Content, etnia è invece definita come “un gruppo numeroso di persone che hanno le stesse origini nazionali, razziali o culturali, o lo stato di appartenenza a tale gruppo”20.
L’American Psychological Association (APA), usa invece la seguente definizione: L'etnia è una caratterizzazione delle persone basata sull'avere una cultura condivisa (ad esempio, lingua, cibo, musica, abbigliamento, valori e credenze) correlata ad antenati comuni e a una storia condivisa21.
The Law Society definisce l’etnia come segue: “L'etnia ha un significato più ampio della razza ed è stata solitamente utilizzata per riferirsi a lunghe esperienze culturali condivise, pratiche religiose, tradizioni, ascendenza, lingua, dialetto o origini nazionali (ad esempio, afro-caraibici, indiani, irlandesi)”22.
Con “lunghe esperienze culturali condivise” The Law Society pone l’accento sulla durata, discostandosi dal concetto (prevalente nella letteratura in materia) che l’appartenenza etnica può essere definita dalla percezione e dall’identificazione, piuttosto che dal tempo, e che le etnie sono soggette a evoluzioni rapide come risposta a cambiamenti sociali, politici o economici. Per l’antropologo Arjun Appadurai, la globalizzazione è una forza che ha accelerato e amplificato il cambiamento culturale e identitario, facilitando l'interazione tra persone di diverse etnie e culture, e pertanto rendendo queste ultime soggette a rapidi mutamenti23.
Thomas Hylland Eriksen, professore di antropologia sociale di fama mondiale, ha scritto che “Quando parliamo di etnia, indichiamo che i gruppi e le identità si sono sviluppati in contatto reciproco piuttosto che in isolamento”24. In questo senso, l’etnia è un aspetto delle relazioni sociali tra individui che si percepiscono culturalmente distinti da altri gruppi con cui, tuttavia, interagiscono regolarmente. È un'identità sociale che si basa su un senso di parentela simbolica che si instaura tra i membri della stessa comunità (“noi”) e che si definisce attraverso il contrasto con l’esterno (“loro”)25. Quindi “l’etnia è essenzialmente un aspetto di una relazione, non una proprietà di un gruppo”26.
A fronte di quanto fin qui detto, senza pretendere di fornire una definizione esaustiva del termine, si può formulare quanto segue: l’etnia è un concetto astratto che si riferisce a un processo dinamico in cui si intrecciano fattori culturali come la lingua, la religione, le credenze, le pratiche, l’ascendenza, etc, che le persone all’interno di una comunità condividono o credono di condividere. L'etnia è il risultato di come un gruppo di individui si percepisce in relazione agli altri e di come viene identificato dagli altri27, anche nel senso che può emergere dal predominio di una di queste visioni sull'altra28. Essendo l’identità etnica un costrutto sociale, non fisso nel tempo, un individuo può cambiare la propria autovalutazione dell’etnia, che può quindi differire dall’etnia assegnatagli da altri29.
“Etnia” come “razza”: il caso della Francia
Durante la campagna presidenziale del 2012, François Hollande aveva promesso di eliminare la parola razza dalla Costituzione30. Nel 2018, sotto la presidenza di Emmanuel Macron, il dibattito è tornato alla ribalta. Il 12 luglio 2018, l'Assemblea Nazionale ha votato31 una riforma costituzionale che includeva la rimozione del termine "razza" dall'art. 1 della Costituzione francese (La Francia è una Repubblica indivisibile, laica, democratica e sociale. Assicura l'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, senza distinzione di origine, razza o religione). Ottenuta l'approvazione in Assemblea, e con davanti un lungo iter per la sua emanazione, la riforma si è infine arenata. Eppure la questione inerente il termine “razza” rimane ampiamente radicata in Francia.
Il diritto francese non definisce i concetti di "razza" e "origine etnica", in quanto considerati incompatibili con i principi costituzionali della Repubblica32. La mancanza di una definizione precisa riflette l’intento deliberato di non voler legittimare categorie identitarie che potrebbero quindi contraddire l'ideale universalista su cui si basa il sistema giuridico francese.
La legge francese riconosce che la discriminazione può basarsi su percezioni o supposizioni relative a questi concetti33, anche se non sono formalmente definiti. Pertanto, per identificare e contrastare la discriminazione, il diritto francese si avvale di altri indicatori su cui potrebbe basarsi la discriminazione, come l'aspetto fisico, l'origine, la capacità di esprimersi in una lingua diversa dal francese, etc (art. 225-1, codice penale francese)34. Mentre i concetti di razza e origine etnica si ritrovano svuotati di significato specifico, la legge continua a proteggere le persone dalla discriminazione attraverso la valutazione di indicatori concreti e osservabili.
Riassunto e conclusioni
Esistono diverse dimensioni in cui possono comparire i termini razza ed etnia e, in ognuna di queste, assumono significati diversi.
Nel linguaggio quotidiano e non specialistico, la parola “razza” rimane intrisa di quei riferimenti puramente biologici, carica di connotazioni ideologiche e storiche, legate alle teorie razziste del XX secolo. "Etnia", invece, è percepita più positivamente, ma non è priva di ambiguità. Essa viene intesa come una categoria rigida, utilizzata per rimandare a un determinato gruppo percepito rigidamente distinto da altri in quanto detentore di peculiarità uniche e quindi, in altri termini, stereotipato. In questa dimensione, l'unica maniera esatta per utilizzare questi termini, è di non utilizzarli affatto.
C'è poi la dimensione filosofico-scientifica dove, con particolare riferimento alle speculazioni antropologiche, il termine razza ha lasciato il passo a quello di “etnia”, concettualmente più complesso e privo di riferimenti biologici. In ambito accademico, il termine rimanda a realtà più astratte, e viene utilizzato per focalizzarsi di volta in volta su aspetti molto specifici della cultura, della società, dell'evolversi della interazione umana e delle dinamiche sociali.
Da ultima, la dimensione normativa e giuridica, dove razza ed etnia vengono spesso adoperati come sinonimi, sebbene privi di qualsiasi definizione e svuotati di significato, e utilizzati per indicare le presunzioni effettuate da soggetti discriminanti. Questo approccio riconosce che la tutela legale non mira a confermare differenze razziali/etniche, ma a prevenire discriminazioni basate su presunzioni infondate. Più in generale, queste categorie possono essere utilizzate dalle istituzioni per affrontare e correggere le ingiustizie storiche e le disuguaglianze strutturali che derivano da discriminazioni radicate o perpetrate in passato.
1Oriol Vidal e David Teira, ‘Are Animal Breeds Social Kinds?’ (2022) 201 Synthese 7 <https://doi.org/10.1007/s11229-022-04016-y> accesso 21 agosto 2024.
2‘A Guide to Race and Ethnicity Terminology and Language’ (28 novembre 2023) <https://www.lawsociety.org.uk/topics/ethnic-minority-lawyers/a-guide-to-race-and-ethnicity-terminology-and-language> accesso 21 agosto 2024.
3UNESCO, ‘Declaration on Race and Racial Prejudice’ (OHCHR) <https://www.ohchr.org/en/instruments-mechanisms/instruments/declaration-race-and-racial-prejudice> accesso 21 agosto 2024.
4Ernst Mayr, ‘The Biology of Race and the Concept of Equality’ (2002) 131 Daedalus 89 <https://www.jstor.org/stable/20027740> accesso 21 agosto 2024.
5Ibid.
6United States Holocaust Memorial Museum (USHMM), ‘The Nuremberg Race Laws’ (Enciclopedia dell’Olocausto online del United States Holocaust Memorial Museum (USHMM), 2 luglio 2021) <https://encyclopedia.ushmm.org/content/en/article/the-nuremberg-race-laws> accesso 21 agosto 2024.
7Ibid.
8Si vuole fare notare che l’articolo nel documento a cui ci si riferisce è l’art. 6, il quale sarebbe poi diventato l’art. 2 della versione finale della Dichiarazione. Commission on Human Rights, Sub-Commission on the Prevention of Discrimination and the Protection of Minorities, Report submitted to the Commission on Human Rights, 1st Session, 24 November 1947-6 December 1947 (E/CN.4/52, 6 dicembre 1947) 4 <https://digitallibrary.un.org/record/561245?v=pdf> accesso 21 agosto 2024.
9Council Directive 2000/43/EC of 29 June 2000 implementing the principle of equal treatment between persons irrespective of racial or ethnic origin (2000). <http://data.europa.eu/eli/dir/2000/43/oj> accesso 21 agosto 2024.
10‘Begriff “Rasse” im Grundgesetz durch “rassistisch” ersetzen’ (Institut für Menschenrechte, 23 settembre 2020) <https://www.institut-fuer-menschenrechte.de/aktuelles/detail/begriff-rasse-im-grundgesetz-durch-rassistisch-ersetzen> accesso 21 agosto 2024.
11Ibid.
12Gaia Giuliani, ‘Il principio di Color Blindness e il dibattito europeo su razza e razzismo’ (Jura Gentium, 2006) <https://www.juragentium.org/forum/race/it/giuliani.htm> accesso 21 agosto 2024. Si consiglia inoltre: M. Keith Claybrook Jr, ‘Black Identity and the Power of Self-Naming’ (African American Intellectual History Society, 10 settembre 2021) <https://www.aaihs.org/black-identity-and-the-power-of-self-naming/> accesso 21 agosto 2024; Stuart Hall, ‘Cultural Identity and Diaspora’, Undoing Place? (Routledge 1997).
13‘Revisions to OMB’s Statistical Policy Directive No. 15: Standards for Maintaining, Collecting, and Presenting Federal Data on Race and Ethnicity’ (Federal Register, 29 marzo 2024) <https://www.federalregister.gov/documents/2024/03/29/2024-06469/revisions-to-ombs-statistical-policy-directive-no-15-standards-for-maintaining-collecting-and> accesso 21 agosto 2024
14Le razze ed etnie presenti sul territorio statunitense sono classificate dall’OMB come segue: indiano d’America o nativo dell’Alaska (American Indian or Alaska Native); asiatico (Asian); nero o afroamericano (Black or African American); ispanico o latino (Hispanic or Latino); mediorientale o nordafricano (Middle Eastern or North African); nativo delle Hawaii o delle isole del Pacifico (Native Hawaiian or Pacific Islander); bianco (White).
15In lingua originale: “The categories are not an attempt to define race biologically, anthropologically, or genetically”. Census Bureau degli Stati Uniti, ‘Why We Ask Questions About… Race’ (Census.gov, n.d.) <https://www.census.gov/programs-surveys/acs/> accesso 21 agosto 2024
16Ademola Adediji, ‘The Politicization of Ethnicity: Clarification and Analysis of Key Concepts’ in Ademola Adediji (ed), The Politicization of Ethnicity as Source of Conflict : The Nigerian Situation (Springer Fachmedien 2016) <https://doi.org/10.1007/978-3-658-13483-9_2> accessed 18 August 2024. V. anche: Timothy Baumann, 'Defining Ethnicity' (2004) 4(4) SAA Archaeological Record 12-14.
17La citazione originale è la seguente: “Ethnicity is based on a shared understanding of history and territorial origins (regional and national) of an ethnic group or community, as well as on particular cultural characteristics such as language and/or religion. Respondents' understanding or views about ethnicity, awareness of their family background, the number of generations they have spent in a country, and the length of time since immigration are all possible factors affecting the reporting of ethnicity in a census. Ethnicity is multidimensional and is more a process than a static concept, and so ethnic classification should be treated with movable boundaries”. United Nations, Principles and Recommendations for Population and Housing Censuses, Revision 3 (United Nations 2017) <https://doi.org/10.18356/bb3ea73e-en> accesso 21 agosto 2024.
18La legge è consultabile, in lingua inglese, a: ‘Discrimination Act, 2008:567’ (Diskriminerings ombudsmannen, 3 marzo 2023) <https://www.do.se/choose-language/english/discrimination-act-2008567> accesso 21 agosto 2024. La definizione di etnia, si trova al Capitolo I, sezione 5, punto 3.
19In originale: “a large group of people with a shared culture, language, history, set of traditions, etc., or the fact of belonging to one of these groups”. Cambridge Dictionary, ‘voce “Ethnicity”’ (Cambridge University Press, n.d.) <https://dictionary.cambridge.org/dictionary/english/ethnicity> accesso 21 agosto 2024.
20Nella versione originale: “a large group of people who have the same national, racial, or cultural origins, or the state of belonging to such a group”. Ibid.
21In originale: “a characterization of people based on having a shared culture (e.g., language, food, music, dress, values, and beliefs) related to common ancestry and shared history”. American Psychological Association, ‘voce “Ethnicity” dell’APA Dictionary of Psychology’ (APA Dictionary of Psychology, 15 novembre 2023) <https://dictionary.apa.org/ethnicity> accesso 21 agosto 2024.
22In originale: “Ethnicity is broader than race and has usually been used to refer to long shared cultural experiences, religious practices, traditions, ancestry, language, dialect or national origins (for example, African-Caribbean, Indian, Irish).” V. nota 2.
23Arjun Appadurai, Modernity at Large: Cultural Dimensions of Globalization (University of Minnesota Press c1996).
24Thomas Hylland Eriksen, 'What is Ethnicity?' in Thomas Hylland Eriksen, Vered Amit e Jon P. Mitchell (ed), Ethnicity and Nationalism: Anthropological Perspectives (Pluto Press, 2010) 16 <https://doi.org/10.2307/j.ctt183h0h1.7> accesso 21 agosto 2024.
25Ibid 18.
26Ibid.
27V. nota 24. V. inoltre: Joane Nagel, American Indian Ethnic Renewal: Red Power and the Resurgence of Identity and Culture (Reprint edition, Oxford University Press 1997).
28Non si possono ignorare gli episodi storici, in particolare durante il periodo coloniale, in cui le identità etniche sono state arbitrariamente delineate o rigidamente definite dai colonizzatori per facilitare il controllo delle popolazioni locali.
29Nancy R Kressin, Bei-Hung Chang, Ann Hendricks e Lewis E Kazis, ‘Agreement Between Administrative Data and Patients’ Self-Reports of Race/Ethnicity’ (2003) 93 American Journal of Public Health 1734 <https://ajph.aphapublications.org/doi/full/10.2105/AJPH.93.10.1734> accesso 21 agosto 2024.
30Alana Lentin e Valérie Amiraux, ‘François Hollande’s Misguided Move: Taking “race” out of the Constitution’ The Guardian (12 febbraio 2013) <https://www.theguardian.com/commentisfree/2013/feb/12/francois-hollande-race-french-constitution> accesso 21 agosto 2024.
31Gracen Eiland, ‘Erasing Race: The Role of Republicanism and Racism in French Constitutional Jurisprudence’ (2021) 35 Temple International & Comparative Law Journal 167.
32Directorate-General for Justice and Consumers (European Commission) et al, Country Report Non-Discrimination: Transposition and Implementation at National Level of Council Directives 2000/43 and 2000/78 : France 2024 (Publications Office of the European Union 2024) <https://data.europa.eu/doi/10.2838/727916> accesso 21 agosto 2024.
33La legge 2016-1547, è intervenuta in questo senso, modificando in diversi strumenti normativi i riferimenti a “razza” in “cosiddetta razza” [prétendue race], accentuando la inconsistenza del termine. LOI n° 2016-1547 du 18 novembre 2016 de modernisation de la justice du XXIe siècle (1) 2016 (2016-1547). <https://www.legifrance.gouv.fr/loda/id/JORFTEXT000033418805/2024-08-19/> accesso 21 agosto 2024.
34Code pénal (Fr) art 225-1.
Link del post: