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Accordo nucleare con l'Iran: il riassunto

di | leTrattative - Blog
Storia in sintesi dell'accordo nucleare con l'Iran. Dalla firma del 2015, passando per il dietrofront USA, fino allo stato attuale e al futuro incerto
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Pubblicato: 01/09/22

In breve

  • Firmato il 14 luglio 2015 dall'Iran e da diverse potenze mondiali, il JCPOA ha imposto restrizioni significative al programma nucleare iraniano in cambio dell'allentamento delle sanzioni internazionali.
  • Nel 2018 il presidente Trump ha ritirato gli Stati Uniti dall'accordo, sostenendo che questo non sia servito a rallentare il programma missilistico iraniano. Soltanto un anno dopo, l'Iran ha iniziato a ignorare le restrizioni pattuite.
  • A partire dal 2021, sia Washington che Teheran hanno affermato che sarebbero tornate all'accordo originale, ma sembrano ancora lontane dal trovare un compromesso.

L'accordo sul nucleare iraniano, in breve

L'accordo sul nucleare iraniano, formalmente Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), è un accordo storico raggiunto tra l'Iran e diverse potenze mondiali – tra cui Stati Uniti e Russia – il 14 luglio 2015. Con l'accordo, l'Iran ha accettato di smantellare gran parte del suo programma nucleare e di aprire le sue strutture a ispezioni internazionali. Il tutto, in cambio di riduzioni delle sanzioni internazionali, per sgravi equivalenti a miliardi di dollari.

   I promotori dell'accordo hanno affermato che questo servisse a evitare una ripresa del programma iraniano sulle armi nucleari, riducendo quindi le possibilità di conflitto tra l'Iran e i suoi rivali regionali, inclusi Israele e Arabia Saudita. Tuttavia, l'accordo ha diminuito di efficacia da quando il presidente Donald Trump ha ritirato gli Stati Uniti nel 2018. In risposta all'uscita degli Stati Uniti dall'accordo, e in risposta agli attacchi mortali contro importanti personalità iraniane nel 2020 – incluso uno da parte degli stessi Stati Uniti (omicidio Soleimani) –, l'Iran ha ripreso le attività in ambito nucleare.

   Nel 2021, il presidente Joe Biden ha affermato che gli Stati Uniti erano disposti a tornare partecipanti attivi dell'accordo se l'Iran avesse ripreso a rispettarne le limitazioni. Sebbene la nuova linea diplomatica apparisse promettente, ha dato il via a una serie di colloqui a intermittenza, dove spesso si avanzavano richieste che alla controparte risultavano inammissibili. Uno di questi casi – a titolo di esempio – vede gli Stati Uniti rifiutarsi di rimuovere il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica dall'elenco delle organizzazioni terroristiche1.

   Il JCPOA del 2015, entrato in vigore nel gennaio 2016, impone restrizioni al programma di arricchimento nucleare iraniano. Al centro dei negoziati con l'Iran c'erano i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti) e la Germania, noti come P5+1. A questi va aggiunta anche l'Unione Europea.

   Alcune potenze mediorientali, come l'Arabia Saudita, hanno affermato che avrebbero dovuto essere consultate o incluse nei colloqui come dirette interessate, in quanto sarebbero i primi paesi a sortire gli effetti di un Iran dotato di armi nucleari. Israele, invece, si è opposto apertamente all'accordo, definendolo troppo indulgente.

Cosa prevedeva l'accordo del 2015?

   Restrizioni nucleari. Firmando il JCPOA l'Iran accettava di non produrre né l'uranio altamente arricchito né il plutonio, entrambi impiegabili nella produzione di armamenti nucleari.

   L'accordo limitava il numero e il tipo di centrifughe utilizzabili dall'Iran, le dimensioni delle scorte di uranio arricchito, nonché il livello del suo arricchimento.

   Inoltre, l'Iran consentiva agli ispettori dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA), l'organismo di vigilanza nucleare delle Nazioni Unite, l'accesso illimitato ai suoi impianti nucleari e a potenziali siti non dichiarati. Le ispezioni avevano lo scopo di monitorare il rispetto dei limiti imposti dall'accordo, nonché di prevenire la possibilità che l'Iran sviluppasse armi nucleari in segreto.

Le criticità dell'accordo

   Molte delle restrizioni previste dal JCPOA al programma nucleare iraniano hanno date di scadenza. Ad esempio, le restrizioni su specifiche attività di ricerca e di sviluppo verranno revocate dopo otto anni (da gennaio 2016), mentre le restrizioni sull'utilizzo delle centrifughe verranno revocate dopo dieci anni2. Tutte le limitazioni previste dal JCPOA cadranno nel 2030. Alcuni degli oppositori dell'accordo hanno criticato i limiti temporali di queste disposizioni, affermando che avrebbero solo ritardato la costruzione di una bomba da parte dell'Iran3. Inoltre sono state palesate preoccupazioni sull'allentamento delle sanzioni, che avrebbe consentito al paese di utilizzare il denaro per finanziare il terrorismo regionale4.

Lo stato attuale del nucleare in Iran

   Con il ritiro degli Stati Uniti dal JCPOA, l'Iran ha accelerato bruscamente le sue attività nucleari, arricchendo l'uranio al 60% – che al contrario di quanto si tenda a credere, basterebbe per costruire dell'esplosivo nucleare5 – e limitando l'accesso al monitoraggio dell'AIEA. Mentre l'Iran insiste che il suo programma nucleare sia indirizzato al raggiungimento di obiettivi pacifici, gli esperti sostengono che è non è necessario arricchire l'uranio al 60% per perseguire motivi civili, a meno che non si progetti di utilizzarlo in campo bellico.

Un nuovo accordo nucleare con l'Iran?

   Assunta la presidenza degli Stati Uniti, Biden ha promesso di far rientrare il paese nel JCPOA. Nei primi del 2021 sono così iniziati i colloqui tra Stati Uniti e Iran, mediati dall'Unione Europea, che si sono protratti per oltre 16 mesi prima di condurre, nell'agosto 2022, a una versione semi-definitiva di un nuovo accordo in materia di nucleare.

   Con molta probabilità, tuttavia, le parti sono ancora lontane dal raggiungere l'intesa: mentre l'Iran cerca di ottenere ulteriori concessioni, il suo programma nucleare avanza, rendendo sempre meno allettante l'idea di accettare nuove limitazioni. Sull'altro fronte, gli Stati Uniti si avvicinano alle elezioni presidenziali, con Biden che oltre ad incorrere in un fallimento su un tema cruciale di politica estera, rischia pure di ottenere un accordo troppo imperfetto che gli varrebbe le critiche degli elettori più affini alla visione repubblicana, fortemente avversa a qualsiasi compromesso con Teheran. Entrambi i paesi, quindi, potrebbero ritenere più conveniente rimandare gli accordi a futuro imprecisato.



1 Ward, A. and Toosi, N., 2022. Biden made final decision to keep Iran’s IRGC on terrorist list. [online] POLITICO. Disponibile al: <https://www.politico.com/news/2022/05/24/biden-final-decision-iran-revolutionary-guard-terrorist-00034789> [Accesso 1 settembre 2022].

2 Si veda il testo integrale in PDF del Joint Comprehensive Plan of Action, disponibile al seguente link: https://eeas.europa.eu/archives/docs/statements-eeas/docs/iran_agreement/iran_joint-comprehensive-plan-of-action_en.pdf [Accesso 1 settembre 2022].

3 AFP, 2016. Iran nuclear deal delays bomb by 10-15 years: IISS chief. [online] Timesofisrael.com. Disponibile al: <https://www.timesofisrael.com/iran-nuclear-deal-delays-bomb-by-10-15-years-iiss-chief/> [Accesso 1 settembre 2022].

4 Govinfo.gov, 2015. The Iran nuclear deal and its impact on terrorism financing, <https://www.govinfo.gov/content/pkg/CHRG-114hhrg97157/html/CHRG-114hhrg97157.htm> [Accesso 1 settembre 2022].

5 Isis-online.org. 2022. Entering Dangerous, Uncharted Waters: Iran’s 60 Percent Highly Enriched Uranium | Institute for Science and International Security. [online] Disponibile al: <https://isis-online.org/isis-reports/detail/entering-uncharted-waters-irans-60-percent-highly-enriched-uranium> [Accesso 1 settembre 2022].


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