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Storia dell'utero artificiale e delle molte incomprensioni

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Storia del c.d. utero artificiale, per distinguere quello che è, da quello che non è affatto.
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Pubblicato: 16/05/22


1. Cos'è un utero artificiale

Nell'accezione più in uso del termine, e anche meno corretta, con utero artificiale si intende quel complesso di dispositivi tecnologici medici che puntano a consentire la sopravvivenza di un essere umano nato in fase prematura estrema (entro le 28 settimane di gestazione), combinandosi in quel macchinario ospedaliero che prende il nome, meno sensazionalistico, di “incubatrice”. Spesso, la stampa internazionale parla di utero artificiale in riferimento a dispositivi tecnologici dalle capacità molto specifiche. In questo senso, si può sentire parlare di utero artificiale in relazione a un circuito ossigenatore o, anche, a del liquido amniotico artificiale.

   Originariamente, il termine utero artificiale veniva utilizzato per descrivere un macchinario fantascientifico, il cui scopo principale sarebbe quello di coltivare embrioni e svilupparli al di fuori dell'ambiente uterino (ectogenesi), assurgendo a quei compiti biologici che a oggi è in grado di soddisfare solo l'utero animale. Sebbene non sia da escludere che in futuro la tecnologia potrà consentire, almeno tecnicamente, la ectogenesi, è da ricordare come ai giorni nostri la longevità che un embrione è in grado di raggiungere in laboratorio si attesti a un massimo di 20 giorni, tra l'altro raggiunti in esperimenti controversi che eludono lo standard etico internazionale1, il quale vieta di mantenere embrioni in vita per oltre 14 giorni.

   Si può affermare che nell'uso comune e negli organi di stampa, il termine utero artificiale viene utilizzato – forse inconsapevolmente – come sinonimo di incubatrice neonatale, sebbene appaia più logico utilizzarlo in riferimento alle tecniche di laboratorio impiegate nella coltura embrionale in vitro. Se infatti lo sviluppo di incubatrici di prossima generazione vede i ricercatori procedere a ritroso nell'analisi dello sviluppo fetale con lo scopo di assistere i neonati entro le 28 settimane di gestazione (e non di farli nascere prima), nella ricerca sulla coltura embrionale si parte invece dall'origine di quello sviluppo, sperimentando direttamente su embrioni e tentando di mantenerli in vita per quanto possibile all'interno di ambienti artificiali. Per questa ragione nei successivi capitoli si distinguerà tra utero artificiale come incubatrice neonatale e utero artificiale come tecnica di coltura embrionale animale in vitro, proponendo – singolarmente – la storia di entrambi.


1Subbaraman, N., 2021. First monkey–human embryos reignite debate over hybrid animals. [online] Nature. Disponibile al: <https://www.nature.com/articles/d41586-021-01001-2> [Accesso 11 maggio 2022].

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