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SIRIA: Nuova legge sulla criminalità informatica affossa i diritti umani

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La legge emanata in Siria sulla criminalità informatica obbliga alla raccolta dati, mina la privacy e affossa la libertà di parola (anche in privato)

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Pubblicato: 30/05/22

 Il 18 aprile 2022 il governo della Siria di Bashar al-Assad ha emanato la legge n. 20/2022 in materia di criminalità informatica, la quale va a sostituire la precedente del 2012 (legge n. 17/2012) modificata nel 20181. Come recita il preambolo, la nuova legge punta a “regolamentare le libertà nel mondo virtuale e a limitare l'uso improprio dei mezzi tecnologici”, presentando tuttavia delle criticità preoccupanti sia in materia di libertà di opinione, sia lì dove si predispone l'obbligo – per i fornitori di servizi digitali – di raccolta e conservazione dei dati del proprio traffico utenti.

   L'obbligo di conservazione dati si applica al provider di servizi internet (art. 3), così come alle aziende che forniscono web hosting (art. 4) e ai fornitori di servizi applicativi di rete (art. 5). Come recita il para. 1 dell'art. 4, il fornitore del servizio di web hosting è obbligato a conservare una copia del contenuto digitale in esso ospitato e una copia dei dati di traffico, questi ultimi definiti, all'art. 6, come quei dati “che consentono di verificare l'identità delle persone che contribuiscono al posizionamento” dei contenuti in rete. La pena prevista sempre all'art. 6 per chi non effettui la conservazione dei dati, è la reclusione da uno a sei mesi e una multa che va da 2 a 4 milioni di lire siriane (SYP – da 740,00 € a 1480,00 € circa).

   L'art 24 sulla calunnia elettronica prevede una multa da 200mila a 300mila SYP per chi calunnia una persona in modalità non pubblica2, vale a dire anche durante una comunicazione privata avvenuta attraverso app di messaggistica. È invece prevista la reclusione da uno a tre mesi e una multa fino a 500mila SYP se la calunnia avviene pubblicamente, arrivando fino a un anno di carcere se la stessa riguarda un dipendente pubblico.

   L'art. 26 prevede la detenzione da sei mesi a un anno e una multa che va da uno a due milioni SYP per coloro che, contrariamente alla decenza pubblica, manipolano contenuti multimediali (foto, video, audio) pubblicandoli online, o utilizzandoli per ricattare e minacciare qualcuno. Sebbene possa essere intesa come un'azione volta a limitare il cyberbullismo, la genericità dell'art. 26 rende fattibile la criminalizzazione di qualsiasi intervento di fotoritocco. Un caso che ha ottenuto attenzione internazionale è quello relativo a Sahar Tabar, condannata da un tribunale iraniano a 10 anni di prigione per aver condiviso in rete foto manipolate del proprio volto.

   La pubblicazione online di contenuti volti a incitare la modifica della costituzione con mezzi illegali, o di escludere parte della terra siriana dalla sovranità dello Stato, nonché di sostituire il sistema di governo, è punita con la detenzione da sette a dieci anni e con una multa che va da 10milioni a 15milioni SYP (art. 27). Si rischiano invece dai tre ai cinque anni di detenzione se si pubblicano online notizie ritenute false (art. 28).

   L'art 33 delinea le aggravanti, che prevedono un aumento della pena nel caso in cui l'autore del reato abbia utilizzato la sua posizione o il suo ruolo professionale per commettere uno dei crimini previsti dalla legge n. 20/2022; un richiamo estremamente generico nel quale potrebbe troppo facilmente rientrare la categoria dei giornalisti. A oggi sono numerosissime le notizie di giornalisti arrestati nelle città controllate dal governo di Assad.

   L'art. 38 istituisce una polizia giudiziaria competente in reati informatici, e incaricata di raccogliere prove, arrestare i colpevoli, sequestrate i mezzi informatici utilizzati per compiere i suddetti reati.

   La Siria è solo uno dei paesi dell'area che hanno decretato una serie di leggi in materia di crimini informatici aspramente criticate dalla società civile e dalle organizzazioni dei diritti umani. Tra i casi più noti, la legge n. 16/2017 dell'Autorità Palestinese3, la legge n. 175/2018 dell'Egitto4, e la n. 19/2018 della Giordania5.


1 SMEX. 2018. Syrian Government Passes New Anti-Cybercrime Bill. [online] Disponibile al: <https://smex.org/syrian-government-passes-new-anti-cybercrime-bill/> [Accesso 30 maggio 2022].

2 “Modalità non pubblica”: بشكل غير علني

3 Apc.org. 2018. Has the Palestinian Cybercrime Law really been amended?. [online] Association for Progressive Communications. Disponibile al: <https://www.apc.org/en/news/has-palestinian-cybercrime-law-really-been-amended> [Accesso 30 maggio 2022].

4 Rsf.org. 2018. Egypt’s new cybercrime law legalizes Internet censorship. [online] Reporter senza frontiere. Disponibile al: <https://rsf.org/en/egypt-s-new-cybercrime-law-legalizes-internet-censorship> [Accesso 03 settembre 2022].

5 Zemelyte, B., 2022. Jordan: Two journalists detained under cybercrime law - International Press Institute. [online] International Press Institute. Disponibile al: <https://ipi.media/jordan-two-journalists-detained-under-cybercrime-law/> [Accesso 30 maggio 2022].

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